Musicoterapia e Parkinson
Negli ultimi anni, è cresciuto l’interesse per gli interventi basati sulla musica (Music-Based Interventions, MBI) come approccio non farmacologico per il trattamento e la gestione dei sintomi nei disturbi neurologici legati all’invecchiamento, tra cui ictus, malattia di Parkinson, Alzheimer e demenze correlate.
La musica è in grado di attivare numerose aree cerebrali coinvolte nei processi sensoriali, motori, affettivi e mnesici, suggerendo un potenziale terapeutico poco costoso e molto accessibile. Tra gli interventi basati sulla musica, la stimolazione uditiva ritmica ha mostrato particolare efficacia nel migliorare la deambulazione e ridurre i fenomeni di freezing e le cadute nei pazienti con Parkinson.
Il canto è risultato utile nel migliorare il controllo respiratorio e la forza dei muscoli coinvolti nella deglutizione. Esistono anche evidenze preliminari sull’efficacia della MBI nel preservare le funzioni cognitive nell’invecchiamento sano e nel trattamento dei sintomi psichici e comportamentali della demenza (aggressività, ansia, depressione). Tuttavia, la maggior parte degli studi esistenti presenta limitazioni metodologiche, campioni piccoli e assenza di standardizzazione, impedendo conclusioni definitive. Due revisioni Cochrane ne hanno confermato i benefici ma hanno evidenziato l’urgenza di studi ben disegnati. Un ulteriore ostacolo alla diffusione della MBI è la confusione terminologica: si distinguono la musicoterapia, condotta da terapisti certificati all’interno di una relazione terapeutica, e la medicina musicale, che prevede l’ascolto passivo di musica somministrata da operatori sanitari non specializzati, senza relazione terapeutica formale. La distinzione tra questi approcci è essenziale per una corretta valutazione clinica.
In questo contesto si inserisce anche uno studio appena pubblicato che analizza il potenziale della MBI nel trattamento specifico del deficit esecutivo nel Parkinson, presente in una percentuale elevata di pazienti e associato a un peggioramento motorio e un rischio maggiore di decadimento cognitivo. Lo studio esamina studi esistenti, evidenziando come la MBI agisca positivamente attraverso alcuni circuiti cerebrali in cui i gangli della base e il lobo frontale svolgono un ruolo centrale. Pur confermando il potenziale terapeutico, gli autori sottolineano la necessità di ulteriori studi clinici per confermare gli effetti positivi. La MBI si configura quindi come un approccio emergente e promettente per il trattamento del deficit esecutivo nel Parkinson, ma servono ulteriori evidenze per validarne l’efficacia e l’applicazione clinica.
Proprio alla luce di queste evidenze, la Fondazione Pezzoli, insieme ad altri partner autorevoli, sta progettando un percorso gratuito di musicoterapia destinato alle persone con Parkinson. Si tratta di un’iniziativa innovativa che sarà presto annunciata ufficialmente e rappresenterà un’importante opportunità per pazienti e familiari interessati a sperimentare nuove forme di supporto terapeutico integrato.
Fonti:
Wang Z, et al. Music-based intervention as a new therapeutic treatment for executive dysfunction in Parkinson's disease. Neuroscience. 2025 Aug 6;580:306-314
Edwards E, et al.NIH Music-Based Intervention Toolkit: Music-Based Interventions for Brain Disorders of Aging. Neurology. 2023 May 2;100(18):868-878
ibraneuroscienze.org
neurology.org