Un legume altrettanto efficace quanto i farmaci nella malattia di Parkinson
Soluzione per chi non può accedere a terapia per motivi economici
È stato pubblicato sulla prestigiosa rivista americana Neurology uno studio clinico sull’utilizzo di Mucuna pruriens. I semi di questa pianta tropicale, contenenti levodopa, sembrano essere altrettanto efficaci quanto preparati farmaceutici contenenti levodopa, nel controllare la sintomatologia motoria in pazienti affetti da malattia di Parkinson.
Soluzione per chi non può accedere alla terapia antiparkinsoniana per motivi economici: “Grazie a questa scoperta, adesso anche i pazienti parkinsoniani indigenti che vivono nei paesi tropicali potranno curarsi” ha affermato Gianni Pezzoli, Medico Neurologo, Presidente della Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson e Direttore del Centro Parkinson ASST Pini-CTO a Milano “È stato stimato che, a causa di problemi economici, solo il 15% dei pazienti parkinsoniani nell’Africa rurale viene trattato con levodopa, che ancora oggi è il farmaco cardine per la malattia di Parkinson. Esso permette non solo di controllare la sintomatologia, migliorando la qualità di vita, ma anche di prolungare la sopravvivenza. Contrariamente a quanto si pensi, i pazienti parkinsoniani nei paesi in via di sviluppo rappresentano la maggioranza di questa popolazione di pazienti nel mondo”.
La pianta: Mucuna pruriens è una pianta leguminosa che cresce spontaneamente in tutte le aree tropicali del pianeta. È facile da riconoscere ed è possibile raccogliere i suoi semi nei campi o persino coltivarla nel proprio giardino di casa; è considerata un’infestante. Alternativamente, i semi possono essere acquistati a prezzo bassissimo ai mercatini locali di prodotti per terreno agricolo, dove vengono venduti come fertilizzante. Si calcola che un paziente debba spendere in media 12 dollari all’anno per acquistare il suo fabbisogno di semi.
Preparazione a basso costo. “Abbiamo messo a punto una metodica estremamente economica per la preparazione dei semi di Mucuna per la terapia. Ciò è stato possibile grazie alla collaborazione di una neurologa boliviana, co-autrice dello studio, che la utilizza da diversi anni” spiega la Dottoressa Erica Cassani, Medico Specialista in Scienza dell'Alimentazione, ricercatrice presso la Fondazione Grigioni. “I semi ancora ricoperti dal tegumento vengono posti in una padella, dove vengono cotti a fuoco lento per circa 15 minuti. Quando cominciano a scoppiettare come i popcorn sono pronti. Il tegumento viene rimosso ed i semi vengono posti in un macinino o in un piccolo mortaio e poi la povere passata al setaccio. Qualche cucchiaio di polvere viene dispersa in acqua e bevuta. Il sapore è buono: sa di arachidi, con un retrogusto dovuto alla tostatura, simile al caffè. È importante che non ci debba essere nella preparazione alcun intervento tecnologico, che pazienti indigenti non potrebbero permettersi”. Erica Cassani ha svolto una ricerca preliminare, che ha dimostrato che tutte le varietà della pianta contengono levodopa in concentrazioni medie pari al 5-6%. Le quantità da assumere vengono stabilite in grammi per kg di peso corporeo. Se il paziente non possiede una bilancia, le quantità possono essere espresse come numero di semi, dato che il loro peso è costante.
Studio condotto secondo criteri scientifici di alto livello. “Lo studio è stato effettuato secondo i migliori standard scientifici internazionali” spiega il Dottor Roberto Cilia, Medico Neurologo presso Centro Parkinson ASST Pini-CTO a Milano. “È stata richiesta l’autorizzazione del Comitato Etico e lo studio è stato inserito in un registro pubblico internazionale (www.clinicaltrials.gov). Il disegno controllato (con gruppi di controllo), randomizzato e in doppio cieco, è lo standard richiesto dalle autorità sanitarie per la dimostrazione dell’efficacia dei farmaci. I parametri di valutazione erano tutti basati su scale validate e riconosciute a livello internazionale. La doppia cecità è stata garantita da uno studio preliminare, in cui è stato chiesto a pazienti parkinsoniani, che già facevano uso della Mucuna, di distinguere la Mucuna dal placebo, e non sono stati in grado di farlo”.
Si tratta di una sperimentazione clinica di confronto tra sei terapie:
- Polvere di semi di Mucuna a dosaggio elevato (17,5 mg/kg)
- Polvere di semi di Mucuna a dosaggio basso (12,5 mg/kg)
- Levodopa farmaceutica dispersibile (3,5 mg/kg) + benserazide (una sostanza che blocca la degradazione della levodopa e permette di ridurne la dose di 5 volte)
- Levodopa galenica dispersibile preparata da una farmacia (17,5 mg/kg) senza benserazide
- Polvere di semi di Mucuna (3,5 mg/kg) + benserazide
- Placebo (preparato simile per aspetto e gusto, ma non contenente levodopa)
Diciotto pazienti con malattia di Parkinson in fase avanzata con fluttuazioni motorie (durata media di malattia 10 anni) hanno ricevuto tutte e sei le terapie, in giorni diversi, secondo sequenze casuali (randomizzazione) e in condizioni di doppio cieco (né il medico valutatore né i pazienti conoscevano la sequenza e tutti i preparati si assomigliavano per aspetto e per gusto). L’efficacia è stata valutata in base all’andamento del punteggio relativo alla funzione motoria al basale (al mattino, a digiuno, almeno 12 ore dopo l’ultima somministrazione di levodopa nel giorno precedente), 90 e 180 minuti dopo la somministrazione di ciascun preparato (criterio principale di efficacia). Sono state anche effettuate video-registrazioni per permettere ad altri neurologi di osservare la risposta ottenuta. Sono stati monitorati anche la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la presenza di movimenti involontari ed eventuali effetti collaterali riferiti dal paziente dalla somministrazione fino alla fine dell’effetto sulla funzione motoria (come ad es. nausea o sonnolenza).
I risultati
I semi di Mucuna, indipendentemente dal dosaggio, hanno permesso di ottenere una risposta motoria sovrapponibile, e comunque mai inferiore, a quella conseguita con levodopa farmaceutica (levodopa + inibitore della dopa decarbossilasi, DDCI) in base a tutte le misurazioni di efficacia effettuate. Per quanto riguarda la sicurezza, non è stata osservata alcuna differenza nella frequenza e intensità degli effetti collaterali rispetto alla terapia standard. I movimenti involontari erano di minor entità con Mucuna ad alto dosaggio e con levodopa pura (senza DDCI) rispetto a quanto rilevato con levodopa farmaceutica (con DDCI), in accordo con gli studi farmacologici dei primi anni ’70.
Mucuna consigliata solo per pazienti indigenti in paesi in via di sviluppo. “La Mucuna è consigliata solo per i pazienti indigenti nei paesi in via di sviluppo” puntualizza Roberto Cilia. “Il nostro obiettivo è di fornire una terapia alternativa e sostenibile per coloro che non possono permettersi economicamente una terapia farmacologica a lungo termine”. Inoltre abbiamo dimostrato che è altrettanto efficace rispetto al preparato farmaceutico, ma non abbiamo rilevato alcun vantaggio rispetto a quest’ultimo, che ne possa giustificare il suo uso in Italia o in altri paesi industrializzati. Sono in corso ulteriori studi per valutare la sicurezza a lungo termine fondamentale per pazienti con una malattia cronica come il Parkinson che devono assumere il farmaco tutta la vita . Aver conosciuto diversi soggeti che la assumono da diversi anni (in media circa 3.5) ci rende ottimisti, ma servono prove scientifiche prima di poterla proporre ai pazienti. Ricordiamo che la Mucuna è una fonte di levodopa pura che, per arrivare al cervello passando attraverso l’intestino (dove la maggior parte viene trasformata in dopamina), deve essere assunta ad una dose dalle 3,5 alle 5 volte superiore rispetto alla formulazione farmaceutica, aumentando il rischio di effetti collaterali come la nausea ed il vomito. Infine, la Mucuna non cresce nei paesi a clima temperato, come l’Italia, per cui eventualmente deve essere importato e finisce per costare di più dei farmaci a base di levodopa, che sono tutti a buon mercato e vengono rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale.
Sponsorizzazione Lo sponsor è la Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson.
Per saperne di più
L’intero articolo è consultabile presso il sito della rivista Neurology.
Cilia R, Laguna J, Cassani E, Cereda E, Pozzi N, Isaias IU, Contin M, Barichella M, Pezzoli G “Mucuna pruriens in Parkinson disease. A double-blind, randomized, controlled, crossover study”. Neurology 2017;
Fonte: http://www.neurology.org